Le valli della Magra e dei suoi pescosi affluenti sono il cuore di quella regione storica chiamata Lunigiana, dominio della città romana di Luni e di una tra le più antiche e potenti diocesi della cristianità.
Facili valichi che si aprono tra le pieghe della barriera appenninica hanno fatto di questa terra un reticolo di strade percorse fin dalla lontana preistoria da popoli diversi, prima da pastori, poi mercanti, da eserciti e pellegrini. I1 turista che scende dalla Cisa, dopo aver attraversato le strette gole dell' appennino parmense, si immerge in un grande anfiteatro naturale che a primavera e d'estate è lussureggiante di verde e d'autunno veste i mille colori di sterminati boschi. In inverno le candide vette di marmo delle Apuane si confondono con il bianco delle nevi appenniniche.
In un palmo di terra la natura offre un'insospettabile varietà di paesaggi: le alte praterie con brughiere a mirtillo e pascoli dove vive il pregiato agnello di Zeri; gli oliveti ed i vigneti delle colline dominate dal profilo alto e severo di cento e più castelli, di borghi murati e pievi romaniche. Nel fondovalle la Magra si snoda - sono parole di Mario Tobino - come un'anguilla d'argento che ha voglia di mare, con acque pescose e ancora balneabili. Terra dal cuore antico, terra di grandi itinerari di fede: il cammino per san Jacopo di Compostella e la Via Francigena, con la sua variante per il Volto Santo di Lucca, videro il passaggio, nel medioevo, di una moltitudine di pellegrini e ora, di anno in anno, tornano ad essere percorsi da un sempre maggior numero di moderni pellegrini.
In queste valli, tra le asperità dei monti, i romani lottarono a lungo prima di vincere le popolazioni liguri-apuane che avevano fatto della vallata un grande santuario a cielo aperto popolato da decine di idoli di pietra posti a guardia di strade e di pascoli: guerrieri armati fino ai denti e donne procaci, che si ammirano nel castello del Piagnaro di Pontremoli.
Su questi monti, durante l'ultima guerra mondiale, le antiche mulattiere tra i boschi conobbero gli orrori della guerra e delle rappresaglie, ma anche l'eroica pagina della gente di montagna che ospito e sfamò migliaia di sfollati.
L'ospitalità in Lunigiana è sacra: la sperimentò Dante alla corte dei Malaspina, grande casato che ha lasciato la sua impronta nelle architetture dei castelli di una miriade di piccoli feudi che attorniavano le eleganti citti di Pontremoli e Fivizzano.
Quella che state attraversando è una terra generosa nei suoi prodotti: i suoi vini gradevoli e profumati, frutto di una grande varietà di vitigni, erano già celebri nell'antichità. I boschi di castagni danno una farina pregiata, macinata in molini ad acqua, mentre il sottobosco abbonda di funghi. L'olivo, che qui cresce in condizioni difficili, dà un olio che molto apprezzava il Petrarca.