Zeri : informazioni turistiche
Comune di origine medievale, il paesaggio ha la bellezza irreale di una cartolina: nei periodi dell'anno relativamente più caldi il verde intenso delle praterie trascolora nelle tinte più cupe dei boschi di faggio e castagno, sullo sfondo del candore delle vette, innevate fino a primavera inoltrata.
Situata in Lunigiana, si dispiega alle pendici sud-orientali del monte Gottero, sull'Appennino Tosco-Emiliano, occupando una posizione baricentrica fra la Toscana, l'Emilia-Romagna e la Liguria; non a caso, il passo, che a quota 1.408 valica il Gottero, si chiama appunto "Foce dei Tre Confini".
Zeri sorge lungo un'ampia vallata al confine della Toscana con la Liguria e con l'Emilia Romagna, denominata Lunigiana.
L'economia di Zeri si base principalmente sull'allevamento ovino e bovino che si pratica nelle verdi valli della zona e dal quale proviene anche l'abbondante produzione del latte, sull'agricoltura e sulla produzione artigianale di olio e vino. Uno dei prodotti tipici della zona è l'agnello, dalla carne tenera e profumata. Pregiata è poi la produzione di funghi, mirtilli e lamponi.
Zeri è il comune più occidentale della Regione Toscana e dell'intera Italia Centrale e si colloca in Lunigiana, sul crinale che divide la valle della Magra da quella del Vara. Nel passato è stato luogo di transito e di collegamento tra le colonie romane di Luni e di Velleia. La "Via Regia" o "Salaria", che ne attraversava il territorio, rimase via di rilevante interesse almeno fino al secolo XVIII.
Il ritrovamento di alcune tombe ad incinerazione ha fornito un supporto documentario all'ipotesi di stanziamenti liguri in epoca pre-romana. Di un "castrum" romano si ha invece una prima menzione ufficiale in alcuni atti del 774.
Sembra che il nome della località sembra derivi appunto dalla corruzione dialettale di "castrum cerri" = castello della quercia. Fu feudo dei Malaspina, possesso dei Genovesi e quindi degli Sforza. I primi abitanti del territorio di Zeri furono probabilmente Liguri.
Già nell'età del bronzo queste zone dovevano essere abitate visto il ritrovamento in loco di urne contenenti ossa combuste, testimonianza di una pratica funeraria differente rispetto alla cultura tipica di quest'area appenninica, che prevedeva il rito inumatorio. Ciò è testimoniato dalle modificazioni morfologiche esistenti nella Gretta.
Il rinvenimento di una Statua stele e di ceramiche dell'età del ferro, assieme all'analisi di alcuni toponimi, avvalorano inoltre la tesi che Zeri fu sin dai tempi antichi un importante nodo viario e venne abitato e percorso da svariate popolazioni.
Zeri ebbe sempre una forte identità, con confini ben definiti che la portarono spesso a controversie territoriali. La convivenza tra le comunità fu difficile e vide spesso l'alternarsi di periodi di pace a periodi di rivolte interne e di conflitti anche con le vicine località per la divisione dei territori adibiti al pascolo e dei boschi.
In tempi più recenti, dopo la breve parentesi dell'invasione napoleonica e della creazione del Regno d'Italia, legò le proprie sorti a quelle del ducato di Parma. Il terremoto che nel 1920 ha recato morte e distruzione nella zona ha causato danni rilevanti al patrimonio architettonico della zona; ne sono uscite indenni la bella parrocchiale di Patigno e la torre campanaria di Coloretta.
Durante la Resistenza Zeri ebbe un ruolo importante Le valli zerasche vissero momenti drammatici durante l'occupazione nazista, in particolare in occasione dei rastrellamenti del 3 agosto 1944 e del 20 gennaio 1945, quando le truppe di occupazione si resero responsabili dell'uccisione di molti zeraschi, di razzie di raccolti e bestiame, dell'incendio di alcuni centri abitati e della distruzione dell'antico archivio comunale.
Da visitare, presso la Foce del Rastrello, che unisce la Provincia di Massa e Carrara alla Provincia della Spezia, si può ammirare il monumento dedicato alla Libertà e alla Pace, inaugurato il 29 giugno 1990 da Nilde Iotti, allora presidente della Camera dei deputati. In località Patigno è da segnalare la chiesa di San Lorenzo.
In località Calzavitello è eretto il "cippo Facio", in memoria del comandante partigiano Dante Castellucci.
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